Sul significato di “dilatate le cavità escretrici calico-pieliche”

    DOMANDA

    Gentile dottore,
    sono una 55enne da un anno monorene, gradirei un Suo parere sul referto ecoaddome di controllo, in particolare cosa significa “dilatate le cavità escretrici calico-pieliche con pelvi renale del maggior calibro assiale di 21 mm”, infine se ha qualche buon consiglio per salvaguardare il “superstite” :
    “Esame ostacolato da fattori costituzionali. Fegato aumentato di volume, iperecogeno da epatopatia steatosica; nel suo contesto non sono comparse lesioni focali. Pervia la vena porta. Esiti di colecistectomia. Non dilatate le vie biliari. Nei limiti pancreas e milza. Immodificati gli esiti di nefrectomia sx. Rene dx in sede, nei limiti volumetrici ed ecostrutturali; dilatate le cavità escretrici calico-pieliche con pelvi renale del maggior calibro assiale di 21 mm. Aorta di calibro regolare. Vescica discretamente espansa, a pareti regolari. Utero aumentato di volume, fibromatoso. Non versamento libero. Indicato follow-up mediante indagine TC. ” Grazie e cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Gentile signora,
    il referto dell’ecografia indica che l’area dove si raccolgono le urine all’interno del rene presenta una quantità di urine superiore al solito, il che determina una dilatazione (ingrandimento) di questa cavità. Essa viene definita con diversi termini, in genere pelvi o bacinetto renale. La pelvi renale raccoglie l’urina che si forma nei reni e passa dai “calici”, piccole strutture vagamente a forma di bicchiere rovesciato. Quindi il termine “dilatazione delle cavità escretrici calcio-pieliche”, un linguaggio molto tecnico, significa “ingrandimento delle cavità che raccolgono l’urina all’interno del rene, prima che essa scenda verso la vescica attraverso due condotti denominati ureteri.
    Ci sono diversi motivi per cui si può osservare una dilatazione delle vie di escrezione dell’urina. Per chiarire il quadro, il radiologo ha già consigliato l’esecuzione di una TAC, verosimilmente con mezzo di contrasto. Ne parli con un nefrologo, per valutare il profilo rischio-beneficio di questa indagine, alla luce della sua situazione clinica (compresa la capacità depurativa). In generale il mio consiglio è di approfondire la questione, con la minima invasività possibile. La TAC è un’ottima metodica, ma forse si può ripetere a breve distanza di tempo l’ecografia. Anche una scintigrafia renale può dare delle informazioni utili (ovvero se l’accumulo di urina si risolve spontaneamente o se l’accumulo è legato ad un ostacolo più marcato). Un’altra alternativa è la uro-risonanaza magnetica. Lo specialista nefrologo o urologo saprà aiutarla nella scelta dell’esame migliore nel suo caso.

    Cordiali saluti,

    Dott. Maurizio Gallieni

    Maurizio Gallieni

    Maurizio Gallieni

    Direttore dell’unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell’azienda ospedaliera San Carlo Borromeo a Milano. Nato a Milano nel 1960, si è laureato presso l’Università degli Studi di Milano e specializzato all’Università degli Studi di Verona. Ha studiato e svolto tirocini all’estero, soprattutto negli Usa.
    Invia una domanda