TAC cerebrale e depressione

    DOMANDA

    Salve,
    sono una ragazza di 24 anni e un po’ di tempo fá ho effettuato una tac cerebrale (di 1,7 msv), so che quando ci sottoponiamo a raggi X categoricamente vengono distrutte alcune catene di DNA e che un buon sistema immunitario è in grado di “riparare” ecco ora a riguardo avrei una domanda da porre: se io quando mi sono sottoposta alla TAC ero in un grandissimo momento di depressione e soffrivo di isterismo, è possibile che a causa di questo ho una possibilità in più in futuro di riscontrare un tumore?
    Leggendo i vari articoli online la possibilità di riscontrare un tumore a causa di una tac è di 1 su 8200 nel caso di una ragazza in giovane età (con un buon sistema immunitario), la mia preoccupazione nasce dal fatto che soffrendo di depressione di conseguenza le difese immunitarie si abbassano e forse avrei una possibilità in più degli altri a riscontrare un tumore in futuro..
    Sarei veramente grata se mi può aiutare ad avere un chiarimento a riguardo.
    In attesa di una Vostra risposta intanto Vi ringrazio,
    Cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Gentile lettrice

    se da una parte, come lei afferma, la depressione può causare una riduzione delle difese immunitarie, dall’altra parte la sua giovane età le ha garantito meccanismi molto efficienti per la “riparazione” di eventuali danni al DNA caiusati dalle radiazioni.

    Inoltre non mi risulta che ogni 8200 tac dell’encefalo si ha un caso di tumore; non metto in dubbio che sia scritto in qualche sito web, ma non è assolutamente provato.

    Oggi le apparecchiature TC danno una dose radiante molto bassa ed infatti la dose che lei ha segnalato di 1,5 mSi è circa la metà della dose che il fondo naturale somministra a qualsiasi essere umano ogni anno. Pertanto le sue preoccupazioni, pur se lecite, sono un pò esagerate, probabilmente distorte da informazoni prese qua e là, ma non veritiere.

     

    Paolo Campioni

    Paolo Campioni

    Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica di Roma, dove si è specializzato in medicina nucleare e in radiologia (indirizzo radiodiagnostica). È professore di diagnostica per immagini e radioterapia all’Università di Ferrara e lavora presso l’Arcispedale S.Anna di Ferrara-Cona.
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