Tac e angiografie

    Pubblicato il: 19 Dicembre 2018 Aggiornato il: 19 Dicembre 2018

    DOMANDA

    Buongiorno, ho 43 anni e il 15 maggio scorso ho avuto una disseccazione della carotide interna destra con stenosi totale. Trasportata al pronto soccorso della mia città sono stata sottoposta ad una prima tac encefalo. Dopo circa un’ora, a causa di peggioramento del quadro clinico mi hanno fatto un’angio tac con contrasto ed avviato la fibrolisi. Trasportata in elimedica il giorno stesso in un ospedale specializzato, ho subito altre due tac (angio e perfusionale) più angiografia attraverso arteria femorale. Dopo 24 ore, altra tac di controllo. Tre mesi dopo sono stata dimessa e sono tornata nella mia città, dove mi hanno sottoposta ad angiotac di controllo con un nuovo tomografo a 128 strati appena inaugurato. Circa un mese dopo ho avuto un episodio di emicrania durato tre giorni che mi ha terrorizzata. Mi sono fatta portare in pronto soccorso e altra tac 128 strati. La mia paura è questa: il giorno della dissecazione ho subito una angiografia e quattro tac (una normale, una perfusionale e due con contrasto) e dopo quattro/cinque mesi altre due tac, di cui una con contrasto. Non mi ha uccisa l’ictus, mi uccideranno le radiazioni ionizzanti? Grazie.

    RISPOSTA

    Non credo proprio cara signora.

    Le radiazioni le hanno salvato la vita.

    Infatti le TC eseguite non solo hanno permesso di effettuare la corretta diagnosi, ma hanno anche valutato l’efficacia della terapia e consentito la sua guarigione.

    Se non ci fossero stata la Tc e l’angiografia i risultati non sarebbero stati certamente quelli ottenuti.

    Se poi la preoccupa tanto la dose di radiazioni ricevute pensi a quelle che si assorbono durante un viaggio aereo, ma di cui nessuno parla o in tante altre occasioni della vita. Abbiamo paura solo di quelle per scopi medici, le uniche che alla fine diventano “vantaggiose” per la nostra salute.

     

     

     

     

    Paolo Campioni

    Paolo Campioni

    Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica di Roma, dove si è specializzato in medicina nucleare e in radiologia (indirizzo radiodiagnostica). È professore di diagnostica per immagini e radioterapia all’Università di Ferrara e lavora presso l’Arcispedale S.Anna di Ferrara-Cona.
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