Terapia del dolore

    Pubblicato il: 25 Marzo 2013 Aggiornato il: 25 Marzo 2013

    DOMANDA

    Mi chiamo Salvatore ed ho 56 anni, ho subito due interventi chirurgici all’età di 50 anni per ernia L5-S1 e, dopo un anno, per recidiva e compressione della radice nervosa inglobata nel tessuto cicatriziale. Purtroppo i dolori sono diventati gravi facendomi trascorrere molte ore sdraiato in posizione antalgica. Inizialmente mi è stato prescritto Oxycontin 10 mg due volte al giorno efficace già dopo alcune ore dall’assunzione (potevo guidare e fare attività manuali). Purtroppo sono anche HCV positivo con RNA notevole pertanto l’assunzione di Oxycontin è avvenuta con timore secondo il bisogno comportando il ritorno del dolore a fine effetto. Attualmente oltre il tessuto cicatriziale si è formata una nuova protrusione L4-S1 ed i dolori persistono. Da poco mi è stato prescritto Palexia 50 mg due volte al giorno e Cymbalta 60 mg la sera, l’effetto è simile all’Oxicontin ma io continuo ad assumerlo con periodicità, purtroppo appena smetto il dolore si ripresenta. Mi propongono Qutenza oppure la “pompa del dolore” ma, in previsione del terzo trattamento con Interferone, tali soluzioni risulterebbero incompatibili con la terapia epatica, preferisco trovare una posizione antalgica e starmene tranquillo evitando il farmaco fino al bisogno quindi chiedo se è possibile continuare ad utilizzare Palexia secondo le mie esigenze considerata l’efficacia (purtroppo limitata nel tempo) quasi immediata. Esiste un’altra soluzione terapeutica tenendo conto delle problematiche esposte? Grazie.

    RISPOSTA

    Il dolore che compare a distanza di tempo dopo intervento di decompressione di radice nervosa secondaria ad ernia discale può essere causato da aderenze cicatriziali che strozzamento la radice nervosa con ostacolo alla sua perfusione (dolore neuropatico) o da instabilità meccanica con alterato carico sulle articolazioni vertebrali (sindrome delle faccette articolari, dolore nocicettivo). Nel primo caso il dolore si irradia lungo la coscia, il polpaccio e anche il piede e si accompagna a sensazioni alterate lungo l’intero arto. Nel secondo caso il dolore è localizzato nella schiena a volte con irradiazione nei glutei. Alcune posizioni: supino, in piedi, con busto flesso e esteso, possono accentuare o ridurre diversamente i due tipi di dolore e aiutare nella diagnosi tra le due condizioni. La diagnosi è importante perchè i due dolori si trattano in modo diverso. Per trattare i dolori neuropatici si utilizzano farmaci specifici (antidepressivi o antiepilettici) mentre per trattare i dolori nocicettivi oltre a farmaci analgesici generici come antiinfiammatori e oppioidi possono essere di aiuto la riabilitazione e manipolazioni chiropratiche. Non di rado i due dolori coesistono (dolore misto) e devono essere trattati specificamente. Nel caso di fallimento dei trattamenti non invasivi il dolore neuropatico e in parte anche quello misto possono essere trattati con l’impianto di un neurostimolatore elettrico, mentre l’instabilità è può essere tratta con stabilizzazione chirurgica.

    Paolo Marchettini

    Paolo Marchettini

    NEUROLOGO. Coordinatore dell’area di medicina del dolore del reparto di neurologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e direttore del Centro di medicina del dolore del Centro diagnostico di Milano. Professore di fisiopatologia e terapia del dolore all’Università Vita e Salute – San Raffaele di Milano e alla scuola universitaria professionale del Canton Ticino, Manno (Lugano) […]
    Invia una domanda