terapia insufficienza renale cronica

    Pubblicato il: 23 Febbraio 2010 Aggiornato il: 23 Febbraio 2010

    DOMANDA

    Caro Dott.Remuzzi,ho letto che gli ACE inibitori riescono a rallentare la progressione di patologie renali.Volevo avere quindi qualche informazione in più.Fino a che livello di insufficienza renale cronica è possibile iniziare questa terapia per poterne rallentate il decorso?Gli ace inibitori possono causare un effetto contrario e aumentare il livello della creatinina?Ci sono reali speranze di poter migliorare la situazione dei reni con questa terapia?

    RISPOSTA

    Le malattie renali croniche hanno tutte – seppure in misura diversa – una tendenza a progredire verso l’insufficienza renale. Sono molti i fattori che determinano questa tendenza. Due tra i più importanti sono l’ipertensione arteriosa e la perdita renale di proteine (proteinuria): più è alta la pressione e/o più elevata è la proteinuria, più rapida è la perdita della funzione renale.
    Gli ACE inibitori sono farmaci che abbassano la pressione, con una caratteristica in più rispetto agli altri farmaci per l’ipertensione: riducono anche la proteinuria. Sono perciò l’arma ideale nella cura delle nefropatie. E’ stato dimostrato da molti studi sperimentali e nell’uomo che una terapia basata sugli ACE inibitori è in grado di attenuare e in certi casi anche arrestare il declino della funzione renale nel tempo, e allontanare la prospettiva della dialisi per molti pazienti. Non in tutte le malattie renali gli ace inibitori sono ugualmente efficaci, e non tutti i pazienti li tollerano. In generale possono essere usati anche in forme avanzate di insufficienza renale, ma la loro efficacia in questi casi è inferiore.
    Quando si inizia una terapia con ace inibitori, si deve controllare la creatininemia (di solito 7 giorni dopo l’inizio della terapia, e poi ogni volta che si aumenta la dose), perchè in effetti (con un meccanismo che forse sarebbe troppo lungo spiegare) la creatininemia può aumentare. In generale se questo aumento è modesto (meno del 25% del valore prima di iniziare la terapia), non occorre interrompere il farmaco. Questo modesto aumento della creatininemia non significa affatto che gli ace inibitori nel lungo periodo non esercitino un effetto protettivo sul rene. Insieme alla creatinina deve essere controllata la potassiemia: anche il potassio può aumentare in seguito alla terapia con gli ace inibitori. Qui bisogna essere molto più cauti: un aumento della potassiemia oltre il valore di 5.5 meq/l richiede una sospensione del farmaco.

    Cordiali saluti.

    Giuseppe Remuzzi