DOMANDA
Gentile professore, mia figlia di 29 anni recentemente si è sottoposta ad una serie di accertamenti. In sintesi Le riporto la diagnosi:
Tiroidite cronica autoimmune con eurotirodismo. Positività ad alto titolo degli anticorpi anti 21-Idrossilasi surrenalica (ad alto titolo perché dovrebbero essere <1 e mia figlia presenta valori pari a 587.02; però i valori di ACTH e cortisolo sono usciti nella norma e anche quelli con il test di stimolo con Synachten).
L’unica cosa da fare, a parere dello specialista, è quella di monitorare l’evoluzione.
Questa cosa, unitamente al fatto che col tempo potrebbero esserci serie conseguenze sulle ghiandole surrenali, mi lascia notevolmente preoccupato. Secondo lei, è possibile procedere ad ulteriori accertamenti? Non è, al momento attuale delle ricerche, possibile effettuare una cura per prevenire o tamponare queste probabili conseguenze? Nel caso, quali sono i suoi suggerimenti?
La ringrazio fin d’ora per la cortese attenzione.
Antonio
RISPOSTA
Quanto le è stato indicato è assolutamente corretto.
L’ associazione tra malattie autoimmuni della tiroide e del surrene (sindrome di Schdimt o sindrome polighiandolare autoimmune di tipo 2) è relativamente frequente. La positività degli anticorpi contro la corteccia surrenali o contro l’enzima surrenali 21 idrossilasi indica semplicemente una “predisposizione” a sviluppare un difetto della funzione della corteccia surrenalica (iposurrenalismo). Più precisamente, con i test funzionali tutti nella norma (renina, aldosterone, ACTH, cortisolo, risposta del cortisolo all’ ACTH esogeno) indica uno stato prodromico o subclinico (o stadio evolutivo 1) che temporalmente può essere anche molto prolungato. In questi casi, come le è stato suggerito, è semplicemente proponibile una stretta osservazione non essendo possibile interferire sulla storia naturale della malattia.