DOMANDA
buongiorno Dott.ssa,mio figlio,14 anni, nel mese di settembre dello scorso anno ha subito la rottura delle spine tibiali del ginocchio sx a causa di una caduta accidentale dalla bici. Operato, tutto è andato ok.Ha iniziato la fisioterapia nella metà del mese di novembre, tutto sta andando abbastanza bene ma molto a rilento perchè lui ogni volta che deve fare gli esercizi previsti (attivi e/o passivi con macchinari) non è rilassato, tiene la gamba rigida e non riesce a metterci quella volontà tale da permettere una corretta e normale rieducazione funzionale. Ha ancora molta paura ma nonostante le rassicurazioni dei bravissimi fisioterapisti e di noi genitori appare ancora molto pauroso ma nello stesso tempo anche svogliato (sembra che non gli interessi recuperare la normale articolazione del ginocchio ).Premetto che purtroppo 5 anni fa, sulla stessa gamba, si è rotto anche il femore….( magari il suo blocco può essere forse dovuto anche a questo..). Nella seconda rottura pensavamo potesse anche avere dei problemi ossei ma questo è stato escluso. I medici parlano solo di semplice sfortuna. Come ci dobbiamo comportare noi genitori di fronte a questo impedimento? Anche i fisiatri chiedono il ns. aiuto. Mio figlio è anche in una fase di passaggio adolescenziale ( spesso è con la testa nelle “nuvole” anche a scuola..) ma ancora tanto bambino a livello emotivo. La ringrazio per un Suo cortese consiglio in merito. Siamo veramente in difficoltà.
RISPOSTA
Gentile signora,
da quanto mi riferisce circa la situazione di suo figlio, si possono fare due ipotesi: 1) il ragazzo è molto arrabbiato per quello che gli accaduto nel giro di qualche anno e questa rabbia, che sovente si trasforma in depressione, può essere agita attraverso un “lasciarsi andare” e un non collaborare alle terapie riabilitative; 2) suo figlio potrebbe essersi accomodato in una situazione di relativo privilegio:rimanendo passivo, e bisognoso di aiuto, trattiene la sua crescita in favore di un rimanere ancora bambino. In entrambi i casi (la depressione o la regressione) ritengo opportuno consigliare una breve valutazione presso uno psicologo e, semmai un brevissimo intervento. Questo servirà sia a capire la causa di questo atteggiamento sia a scardinare il ragazzo dalla posizione di stallo in cui si trova.
Un cordiale saluto.
Rosanna Schiralli