Una mamma troppo invadente

    Pubblicato il: 28 Marzo 2012 Aggiornato il: 28 Marzo 2012

    DOMANDA

    Buongiorno,
    le chiedo un parere. Ho 34 anni, lavoro da sempre, mi occupo personalmente di me e della mia casa. Il mio problema sono i miei genitori ed, in particolare, la mamma. E’ una donna di carattere a mio parere un po’ egocentrica, ma soprattutto è troppo invadente nella mia vita. Mi adora, ma non si rende conto che mi soffoca. Nonostante non abbia più 15 anni non perde occasione per dirmi come vestirmi, come pettinarmi, come arredare la casa, come tenerla pulita, vuole sempre che le presenti i miei amici. In più, fosse per lei, io dovrei sempre stare con lei, a pranzo, a cena, passare dopo il lavoro a salutarla e via dicendo. Pensavo che andare a vivere da sola mi avrebbe aiutato ad allontanarmi un po’ da loro, ma mi rendo conto che le cose sono rimasta quasi uguali. Ci litigo sempre, le dico che mi da fastidio, ma lei, invece che capire, si offende. Non riesco a vivere la mia vita serenamente e come vorrei, sento addosso questa pressione che mi condiziona moltissimo. E’ brutto a dirsi, ma sto bene solo quando sono lontana dalla mia famiglia, mi sento leggera e soprattutto vivo veramente. Visto che a parole non riesco a cambiare le cose, mi consigli un atteggiamento, un modo di fare, qualsiasi cosa che mi permetta di “allontanarmi” definitivamente dalla mia famiglia. Non voglio ferire nessuno ma sto veramente vivendo male.

    RISPOSTA

    Cara lettrice,
    il suo problema è comune a molte giovani donne, le quali si trovano in una delicata fase della vita, quella della transizione dalla famiglia di origine ad una famiglia “nuova”. Una volta questi cambiamenti erano ben rappresentati simbolicamente dai “riti di passaggio” (come il matrimonio, ad esempio), che servivano anche per facilitare il distacco psicologico ed emotivo dalla precedente condizione, sia per l’individuo che per la sua famiglia. Oggi questi riti sono diventati meno vincolanti: esistono ancora persone che si sposano e vanno via di casa, ma anche molti conviventi e molti single. In questo modo però non vi è nulla di “simbolico” che definisca , per così dire, il parziale decadimento della condizione di figlia a favore di quello di giovane donna autonoma, appunto. Resti ben inteso che comunque, al di là di tutto, lei rimarrà sempre figlia nei confronti dei suoi genitori, ma nel loro animo, forse, questo legame è ancora troppo forte e non è intervenuto altro fattore esterno a scalzarlo (mi riferisco appunto ad un matrimonio oppure ad una maternità). Comprendo molto bene come ci si possa sentire a disagio e quasi soffocati dal troppo amore; d’altronde capisco anche con quanta difficoltà i suoi, soprattutto sua madre, affrontino la difficoltà di vedere allontanare la propria figlia; loro stanno entrando nella fase del “nido vuoto”, quella in cui i piccoli se ne vanno. Lei ha tutta la vita davanti, progetti, speranze, sogni. Loro restano attaccati inevitabilmente al passato e vorrebbero continuarne a farne parte; lei vive nel futuro. Il suo passo di lasciare la casa genitoriale per andare a vivere da sola è stato molto importante e direi decisivo; lei ha avuto il coraggio di farlo, tanti preferiscono accettare compromessi . Non posso consigliarle atteggiamenti o modi di fare che la facciano stare meglio; ipotizzo che in questo rapporto così stretto le dinamiche siano molto complicate e forti e andrebbero analizzate, qualora lei volesse, con un percorso terapeutico individuale, che la porti a comprendere non perché i suoi siano così, ma perché le viva così le loro intrusioni, senza permettersi di lasciarle correre! Mi dice che ha già provato a parlare e spiegare a sua madre le proprie ragioni; ha fatto benissimo, ma a volte le parole non servono ed è inutile incaponirsi su questioni ormai antiche (se i suoi genitori sono così, probabilmente lo sono sempre stati). Forse servirebbero di più una battuta fatta a cuor leggero per sdrammatizzare certi comportamenti, un abbraccio dato a suo padre senza un motivo, il gesto affettuoso di slacciare il grembiule di sua mamma mentre cucina.

    Sonia Piana

    Sonia Piana

    SPECIALISTA IN TERAPIA FAMILIARE. Psicologa e psicoterapeuta presso la residenza sanitaria assistenziale San Giacomo di Torino. Nata a Torino nel 1977, si è laureata in psicologia clinica e si è specializzata in psicoterapia sistemica relazionale. È consulente-formatrice in alcune cooperative del Piemonte, soprattutto per tematiche sull’handicap e sul lavoro di equipe nei contesti sociali. I […]
    Invia una domanda