DOMANDA
Buonasera,
dopo 3 aborti spontanei, avendo 38 anni la mia ginecologa mi ha proposto di sottopormi a tecniche di PMA, tra gli esami preventivi ho dovuto sottopormi al tampone vaginale che ha riscontrato la presenza dell’ureaplasma urealitycum, mi sono sottoposta così a cura antibiotica per 6 gg a base di claritromicina 500, purtroppo il secondo tampone è risultato di nuovo positivo all’ureaplasma con sopraggiunta di candida, quindi adesso dovrei risottopormi a ciclo antibiotico stavolta provando con la doxiciclina, la carica batterica rilevata in entrambi i tamponi quindi prima e dopo la terapia è =/> 10.000 CFU/ml, si tenga presente che non ho sintomi di nessun tipo, la ginecologa non mi obbliga a rifare la terapia ma mi ha avvisata che una tale infezione puó interferire con l’instaurarsi di una gravidanza, esiste un metodo alternativo all’antibiotico per debellare il mio ospite indesiderato? Non vorrei che continui antibiotici aggravassero la situazione, e nemmeno avere altri aborti. Grazie.
RISPOSTA
Ureaplasma urealyticum, come ho avuto modo più volte di sottolineare su questa rubrica, è un microrganismo normalmente presente, indipendentemente dalla sua carica in coltura, in moltissime donne assolutamente asintomatiche e in buona salute. Per cui, di principio, non va mai trattato con antibiotici e, in caso di trattamento anche ripetuto, è probabile che esso venga comunque rilevato. Piuttosto, in molti casi la sua rilevazione può essere la spia di un’alterazione del normale ecosistema vaginale, rappresentato principalmente dai lattobacilli. Questo aspetto può essere facilmente riscontrato con un tampone vaginale che valuti la situazione dei lattobacilli e misuri il pH vaginale, e può essere trattato di conseguenza. Meglio valutare anche questa ipotesi, prima di inutili terapie e soprattutto prima di sottoporsi a tecniche di PMA. Per il buon esito del concepimento, infatti, è più importante possedere un buon ecosistema vaginale, che avere una positività per Ureaplasma.