UREAPLASMA CHE NON SE NE VA. AIUTO!

    DOMANDA

    Gent.mo Dottor Camporese,
    ho letto alcuni post in cui Lei parla di cure alternative all’antibiotico per debellare l’Ureaplasma. Da circa due anni ho contratto Ureaplasma e a inizio gennaio ho effettuato un tampone vaginale (metodo PCR real-time). Da coltura secreto vaginale è emerso streptococcus agalactiae – Group B con lactobacillus spp.presente; ureaplasma positivo con carica superiore a 1.0E+04 UFC/mL.
    Per la terza volta ho quindi assunto antibiotico, in questo caso BASSADO, per 10 giorni. Da sei giorni l’ho terminato, ma ho ancora un po’di bruciore e qualche fitta interna. Esternamente ho un prurito molto fastidioso all’attacco del clitoride, in corrispondenza dell’osso pubico, ma immagino non sia riconducibile al batterio di cui stiamo parlando… (a occhio nudo non c’è nulla…), o sbaglio?
    Tra qualche settimana dovrò ripetere il tampone. Vorrei solo sapere se è possibile che ci siano ancora per qualche settimana queste sensazioni fastidiose dopo la fine della somministrazione dell’antibiotico, anche se il batterio è stato debellato, oppure se questo sta sicuramente ad indicare che è ancora presente.
    Nel caso fosse ancora presente, può indicarmi un metodo efficace per riuscire a sconfiggere questo batterio che ormai è diventato abbastanza pesante da sopportare?
    Nell’attesa di un Suo gentile riscontro, Le porgo cordiali saluti.
    V.

    RISPOSTA

    Quel che è certo, è che i suoi disturbi non sono sicuramente riconducibili a Ureaplasma. Dunque, il trattamento antibiotico non è indicato. Sono pressoché certo, viceversa, anche se i consulti via web lasciano sempre un po’ il tempo che trovano, che lei abbia un problema di dismicrobismo vaginale male diagnosticato. Nel tampone vaginale, infatti, lei non fa riferimento alla quantificazione dei lattobacilli (sono presenti, ma QUANTO presenti…?) e al pH vaginale. Per cui credo che, qualora fosse giusta la mia ipotesi, la strada da intraprendere dovrà essere quella del ripristino del normale ecosistema, non certo quello della terapia antibiotica. In ultimo, una raccomandazione: il controllo post terapia va eseguito non prima di 5 settimane dalla fine del farmaco, per evitare riscontri di false positività del DNA del microrganismo, che persiste per diverso tempo.