betabloccanti


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    farmaci che agiscono inibendo i recettori beta del sistema nervoso simpatico. Sono: sotalolo, propanololo, oxprenololo, alprenololo, metoprololo, acebutolo, atenololo, pindololo. Il loro effetto principale si esprime sul sistema cardiovascolare, con diminuzione della frequenza cardiaca, riduzione della pressione arteriosa, stabilizzazione della membrana cellulare. Causano inoltre broncocostrizione. I betabloccanti trovano largo impiego nella terapia delle malattie cardiovascolari; nel trattamento dell’ipertensione arteriosa (da soli o associati ai diuretici); della cardiopatia ischemica da insufficienza coronarica (angina pectoris), perché riducono il lavoro cardiaco; in alcune forme di aritmie ipercinetiche; in soggetti con pregresso infarto che sviluppano aritmie ventricolari. Alcuni di essi sono selettivi per i recettori beta 1 (che si trovano nel cuore); altri per i beta 2 (che sono in bronchi, utero, vasi). Possono determinare disturbi intestinali, freddo alle estremità, bradicardia, ipotensione, depressione, allucinazioni e incubi notturni, crampi muscolari, astenia, impotenza. La loro efficacia è ridotta dall’associazione con barbiturici, fumo, rifampicina; ne aumentano l’effetto gli estroprogestinici, l’idralazina. Sono controindicati in caso di scompenso cardiaco, ipotensione, asma bronchiale, terapia antidiabetica (possono mascherare un’eventuale crisi ipoglicemica).