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alcaloide contenuto nel caffè, nel tè, nel matè, nelle noci di cola. A dosi terapeutiche (100-200 mg) produce una lieve stimolazione del sistema nervoso centrale, che può facilitare il lavoro fisico e intellettuale. Stimola i centri respiratori, incrementa la secrezione acida e la diuresi, accresce la forza di contrazione e la frequenza cardiaca. Una tazza di caffè comune all’italiana (5-7 g di caffè in polvere per tazza) può contenere da 0,05 a 0,15 g di caffeina (il caffè casalingo ne contiene circa 0,12-0,15 g; l’espresso del bar circa 0,08 g), una tazza di tè ne contiene 0,06-0,075 g (inoltre se ne trova anche in talune bibite a base di cola). In questa quantità la caffeina è in grado di svolgere la sua azione farmacologica di stimolo a livello del sistema nervoso centrale. L’abuso può provocare intossicazione, che si manifesta con nausea, insonnia, irrequietezza, eccitazione, tremori. L’uso prolungato provoca assuefazione. In terapia è usata come analettico respiratorio e cardiocircolatorio e come analgesico in associazione con acido acetilsalicilico e paracetamolo.

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