asportazione delle ghiandole sessuali (testicoli nel maschio e ovaie nella femmina) chirurgica o traumatica. Può essere monolaterale o bilaterale; in quest’ultimo caso è seguita in entrambi i sessi dalla perdita totale della capacità riproduttiva e da sintomi di carenza ormonale. In terapia si ricorre alla castrazione chirurgica generalmente in caso di patologia tumorale (tumore della prostata, della mammella); la castrazione medica (in oncologia o in medicina della riproduzione) o farmacologica ottiene lo stesso risultato senza asportare le gonadi, ma mettendole a riposo mediante somministrazione di farmaci (antiormoni: antagonisti recettoriali, analoghi antagonisti ecc.), e può essere reversibile. La castrazione nella femmina determina sintomi da mancata produzione ormonale e sterilità, ma non causa di per sé disturbi sessuali; nel maschio la carenza ormonale che ne deriva determina la totale scomparsa del desiderio e un’attenuazione dei caratteri sessuali secondari, pur persistendo la possibilità di avere erezioni; quando la castrazione del maschio avviene in età prepuberale impedisce lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari oltre che inibire la libido e la potenza sessuale (eunuchismo); la terapia androgena sostitutiva pone rimedio in modo completo a tale effetto negativo sulla libido e sui caratteri sessuali secondari. Talora utilizzata in passato per «curare» l’ipersessualità maschile. Con un’accezione simbolica, nella psicoanalisi il termine si riferisce a una situazione di perdita o a un complesso di situazioni limitanti che inibiscono il soggetto.