colera


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    malattia contagiosa dovuta a Vibrio cholerae. Diffuso soprattutto in Asia e in Africa, il colera può colpire anche le regioni più avanzate (in Europa si è avuta una epidemia nel 1973). Il contagio avviene dal soggetto malato o dal portatore, che eliminano il vibrione con le feci e il vomito. In caso di strutture igienico-sanitarie scadenti, i vibrioni possono raggiungere le acque destinate all’irrigazione (ne consegue contaminazione di verdura e frutta) e il mare (con contaminazione di molluschi come cozze, vongole e altri frutti di mare). La malattia si manifesta, dopo un’incubazione di 1-5 giorni, con diarrea abbondante, vomito e dolori addominali. Le scariche diarroiche possono portare a notevole perdita di sali e di liquidi, fino al collasso. La diagnosi viene formulata mediante ricerca del vibrione nelle feci e nel materiale vomitato. Molto importante per evitare l’instaurarsi di epidemie è l’isolamento ospedaliero dei malati fino a che non risultano negativi almeno tre esami delle feci effettuati in successione. Anche i conviventi e quanti si sospetta siano stati contagiati devono essere osservati per almeno cinque giorni. È utile la disinfezione degli indumenti e dell’ambiente. La profilassi si basa sulla vaccinazione (vedi anticolerica, vaccinazione). Per i familiari dei malati è utile la profilassi con tetracicline o sulfamidici per cinque giorni. Per chi si reca nelle zone a rischio, oltre alla vaccinazione è raccomandabile il consumo di acqua bollita e protetta da inquinamenti, e di cibi ben cotti. La terapia si basa principalmente sulla reintegrazione dei liquidi e dei sali perduti associata ad antibiotici.