emorragìa cerebrale


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    emorragia causata dalla rottura di vasi che irrorano il cervello. Nel giovane è perlopiù dovuta alla rottura di malformazioni vascolari; nell’adulto e nell’anziano è in genere conseguenza dell’ipertensione. Le circostanze scatenanti sono rappresentate da crisi ipertensive in occasione di pasti copiosi, emozioni, sforzi fisici, esposizioni prolungate al sole. Si distinguono diversi tipi di emorragìa cerebrale. La grande emorragia capsulare (a livello della capsula interna) – o, meglio, capsulo-lenticolare, perché è nella zona lenticolare che ha inizio, originando dalle arterie perforanti di derivazione silviana – è detta anche tipica (60%), ed è solitamente legata all’ipertensione arteriosa. Essa ha insorgenza acuta – perché il sangue fuoriesce ad alta pressione, infiltrando e distruggendo il tessuto cerebrale circostante, con la possibilità di raggiungere anche il talamo o di inondare i ventricoli cerebrali ed espandersi rapidamente ad altri distretti cerebrali – con alterazione della coscienza (coma), imponenti fenomeni neurovegetativi e turbe neurologiche (deviazione coniugata del capo e degli occhi, maggior ipotonia da un lato, crisi di ipertonia generalizzata). Nei due terzi dei casi l’evoluzione è infausta, nel giro di poche ore o di pochi giorni; in un terzo dei soggetti – quelli che hanno subito un evento relativamente limitato – si ha una stabilizzazione e anche un miglioramento delle turbe della coscienza e delle alterazioni neurovegetative, mentre si evidenzia più chiaramente l’emiplegia. I postumi sono comunque gravi: emiplegia o emiparesi, afasia, decadimento psichico. Un’altra forma di emorragìa cerebrale è l’ematoma cerebrale spontaneo, dovuto di solito alla rottura di un aneurisma dell’arteria cerebrale media o di una malformazione artero-venosa: il sanguinamento, che respinge il tessuto cerebrale piuttosto che distruggerlo, si manifesta con coma progressivo, associato a emiparesi, seguito da una fase di regressione parziale e, dopo una o due settimane, da un inesorabile aggravamento con coma profondo (sviluppo in due tempi). Si hanno inoltre: emorragie cerebro-meningee o meningo-cerebrali, con inizio rispettivamente dal parenchima cerebrale e dallo spazio meningeo. Più rare sono infine le emorragie sottotentoriali (così vengono definiti i sanguinamenti localizzati in sedi cerebrali poste al di sotto del tentorio del cervelletto, cioè nel cervelletto stesso o nel tronco encefalico). Accanto a questi grandi accidenti emorragici, tuttavia, l’ipertensione arteriosa provoca frequentemente microemorragie multiple, per lo più asintomatiche (slit hemorrages), che sono tuttavia chiaramente riconoscibili all’esame autoptico dei pazienti ipertesi. Nei casi di emorragìa cerebrale si impone il ricovero d’urgenza presso un centro specializzato per eseguire TAC, rachicentesi, angiografia cerebrale, allo scopo di accertarne l’origine, distinguendola dall’infarto, e di orientarne la terapia. Il trattamento specifico si avvale di soluzioni ipertoniche di glicerolo o mannitolo contro l’edema cerebrale, di farmaci coagulanti e di provvedimenti rianimativi generali (vedi ictus ); vanno inoltre assicurate adeguata idratazione parenterale, equilibrio elettrolitico, prevenzione delle lesioni da decubito, svuotamento vescicale asettico, mantenimento della pervietà delle vie aeree superiori, prevenzione delle infezioni. La terapia chirurgica pone ancora oggi difficili problemi di indicazione. Gli studi dimostrerebbero la sua efficacia in caso di ematomi cerebellari che comprimono il tronco encefalico, in caso di ematoma intracerebrale o di emorragia subaracnoidea.