ernia del disco


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    patologia del disco intervertebrale che consiste nella fuoriuscita del nucleo polposo (parte centrale del disco intervertebrale) attraverso le fibre dell’anulus fibrosus (parte periferica dello stesso). Generalmente l’ernia del disco interessa un disco che si presenta alterato: dopo i 40-50 anni, tutti i dischi della colonna vertebrale, ma soprattutto quelli del tratto cervicale (superiore) e lombosacrale (inferiore), che sono esposti a maggior movimento e pressione, vanno incontro a fenomeni regressivi quali la perdita di elasticità delle fibre dell’anulus. In alcuni soggetti questi fenomeni sono più accentuati, anche a causa dell’usura e dei fattori microtraumatici derivanti da alcune professioni. L’ernia del disco allora si può manifestare anche in seguito a uno sforzo banale, come alzarsi da una poltrona, sollevare una valigia, e simili. L’alterazione colpisce soprattutto i dischi del tratto lombare e in particolare l’ultima vertebra lombare e la prima sacrale. La protrusione discale è la prima fase della malattia discale vera e propria: il paziente avverte un dolore acuto, che si accentua alla pressione sulla colonna vertebrale nel punto corrispondente. Al dolore possono associarsi vari gradi di impedimento a compiere movimenti del tronco. A causa del dolore e della contrattura muscolare (lombalgia), il soggetto assume una postura caratteristica, curvo in avanti e inclinato su un lato. Spesso si associano sintomi di tipo neurologico: la protrusione, infatti, avviene di solito molto vicino al punto in cui la radice dei nervi spinali si connette col midollo spinale. La compressione di queste radici provoca l’irradiazione del dolore lungo gli arti (con localizzazione diversa in relazione alla radice interessata), disturbi della sensibilità cutanea (formicolii, diminuzione o scomparsa della sensibilità), alterazione dei riflessi osteotendinei, disturbi nel movimento degli arti inferiori e possibili disturbi vegetativi (per esempio a danno degli sfinteri, soprattutto se la sede della protrusione è molto bassa). Se si interviene in questa fase, è possibile che l’anello fibroso difettoso recuperi la sua elasticità intrinseca, per lo meno negli individui più giovani. Se l’insulto prosegue nel tempo, invece, si può andare incontro a due evenienze principali: l’espulsione dell’ernia (l’anello fibroso si fissura e il nucleo polposo fuoriesce) o la discopatia degenerativa (degenerazione dell’anello fibroso e del nucleo polposo, che sporgono persistentemente nel canale vertebrale determinandone la stenosi). La diagnosi si basa sui sintomi e sull’esame radiografico. Quando la radiografia non risulta dirimente, può essere necessario approfondire lo studio del quadro clinico con altre indagini: elettromiografia, tomografia assiale computerizzata (TAC), risonanza magnetica nucleare (RMN). La terapia è medica (farmaci antinfiammatori e antidolorifici), nella fase iniziale e acuta. Se i sintomi indicativi di un deficit dei nervi persistono può essere indicato l’intervento chirurgico di asportazione del disco erniato (secondo varie tecniche). In alternativa, e in casi limitati, si può sciogliere il nucleo erniato iniettando al suo interno particolari enzimi.