processo infiammatorio, acuto o cronico, a carico dell’esofago. Le manifestazioni acute più frequenti sono: l’esofagite catarrale, per diffusione di flogosi dalle vie respiratorie superiori e dalla faringe, ma anche per ingestione di sostanze e cibi irritanti (ma anche cibi e bevande bollenti: per esempio tè e riso nelle popolazioni asiatiche. In questi casi l’esofagite tende ad assumere un decorso cronico, con le relative complicanze, con arrossamento della mucosa e ipersecrezione di muco; l’esofagite suppurativo-flemmonosa, con formazione di ascessi o di infiltrati purulenti diffusi, e possibile propagazione al mediastino. Particolarmente gravi sono le esofagiti conseguenti all’ingestione accidentale o suicidaria di sostanze chimiche (acide o basiche). Nelle esofagiti croniche si ha un ispessimento della tonaca mucosa, con possibile formazione di aree di leucoplasia (esofagite cronica idiopatica); infiammazioni croniche esofagee si possono avere anche in corso di lue terziaria, tubercolosi, sclerodermia e sarcoidosi. Frequenti le esofagiti in corso di AIDS, su base infettiva (virale: da herpes simplex virus e virus della varicella-zoster; micotica: da candida). I sintomi sono rappresentati da dolori retrosternali e da deglutizione dolorosa, ai quali si aggiunge, specie nelle esofagiti acute, la febbre. Le complicazioni nelle forme acute sono le emorragie e le perforazioni, mentre nelle esofagiti croniche possono comparire stenosi, acalasie secondarie e tumori maligni (da metaplasia gastrica dell’epitelio di rivestimento della porzione pre-cardiale dell’esofago: esofago di Barrett). La diagnosi è endoscopica con prelievi bioptici multipli, mentre la radiologia può essere d’aiuto nelle forme acalasiche e quando si sospettino degenerazioni neoplastiche. La terapia è diretta contro i microrganismi causali, nelle forme infettive acute o croniche, mentre si basa sull’uso di cortisonici e di altri antinfiammatori nelle esofagiti in corso di malattie del collagene.