gestosi


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    malattia dovuta alla gravidanza; regredisce dopo il parto, anche se può lasciare qualche conseguenza. Si distinguono una gestosi precoce o del primo trimestre (iperemesi gravidica, con nausea, iperproduzione di saliva e accessi di vomito) e una gestosi tardiva o del terzo trimestre. Nella gestosi tardiva, pur potendo essere interessati vari organi e apparati, la funzione renale è, di solito, quella più gravemente compromessa. La causa della malattia non è conosciuta, anche se sono noti alcuni fattori che la favoriscono (obesità, disagiate condizioni socio-economiche, predisposizione familiare e clima freddo-umido). Contribuiscono, poi, a provocare la gestosi fattori quali squilibri dietetici, autoimmunità e uno stato ipertensivo preesistente alla gravidanza. La gestosi è caratterizzata da sintomi che possono comparire isolatamente o associati: aumento di peso superiore a quello ritenuto fisiologico in gravidanza; proteinuria con possibile alterazione della funzione renale, albuminuria; edemi, soprattutto a livello di malleoli, regione sovrapubica, palpebre, dita e regione presacrale, ma anche agli arti inferiori; ipertensione arteriosa. Complicazioni gravi possono essere l’eclampsia e il distacco intempestivo della placenta. Oltre alle norme generali, che hanno funzione profilattica (ripetuti controlli del peso e della pressione arteriosa e i ripetuti esami delle urine nel corso del terzo trimestre), in caso di gestosi sintomatica sono previsti: riposo prolungato a letto in decubito laterale; evitare traumi ed eccessive sollecitazioni psico-emotive e sensoriali; dieta sodiopriva ipercalorica: iperproteica, normoglicidica e fortemente ipolipidica; terapia antipertensiva. Riguardo all’induzione del travaglio di parto, se il feto cresce bene è opportuno prolungare la gravidanza fino alla 36° settimana, con espletamento di parto naturale; nel caso vi sia grave sofferenza fetale o materna, è utile il parto cesareo, anche prima della 36° settimana.