ipoglicemìa


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    riduzione del tasso di glucosio nel sangue a valori inferiori a 45-50 mg per 100 ml. Può trattarsi, nella fattispecie di: (1) ipoglicemìa “reattiva”, verificarsi cioè nel periodo post-prandiale, in pazienti che hanno subito interventi chirurgici che comportano un rapido svuotamento gastrico e un rapido assorbimento in circolo di glucosio con conseguente iperincrezione di insulina; (2) ipoglicemìa a digiuno, derivante da uno squilibrio tra la produzione epatica e l’utilizzo periferico di glucosio: alcolismo, insufficienza surrenalica, epatopatie, iperinsulinismo da insulinoma o da tumori extrapancreatici; si può inoltre avere ipoglicemìa in seguito a errato dosaggio nell’assunzione di farmaci ipoglicemizzanti da parte di pazienti affetti da diabete mellito (sia insulina che antidiabetici orali); altre cause di ipoglicemìa comprendono: insufficiente introduzione di zuccheri, aumentato consumo di glicidi per digiuno prolungato o per attività fisica intensa, assunzione di farmaci come i salicilati e gli antitubercolari. L’ipoglicemìa è una condizione generalmente percepita dal soggetto, che avverte progressivo senso di debolezza, con sudorazione, tachicardia, tremore, fame intensa, convulsioni, stato confusionale fino alla perdita di coscienza e nei casi più gravi al coma. Il trattamento ospedaliero dei casi più gravi prevede la somministrazione di glucosio in soluzioni ad alta concentrazione. Nelle forme lievi, invece, può essere sufficiente l’assunzione immediata di alimenti a elevato tenore glicidico rapidamente assorbibili (latte, zucchero ecc.). In casi selezionati, la terapia causale comporta il ricorso alla chirurgia (per esempio: escissione di un insulinoma).