maxillofacciali, fratture


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    interruzione della continuità di ossa dello scheletro maxillo-facciale; intervengono come conseguenza di incidenti stradali, infortuni sul lavoro, eventi traumatici vari. Si tratta di fratture della mandibola, del mascellare superiore, di fratture associate o di fratture del complesso orbitale e mascellare. La frattura della mandibola è la più frequente ed è determinata da fattori traumatici, o da processi patologici. Nel primo caso la sede è varia, riguardante i vari punti di minor resistenza della mandibola; la sintomatologia consiste in tumefazione, dolore spontaneo, senso di crepitio, ecchimosi regionale e insufficienza funzionale. La terapia prevede la riduzione, la contenzione o interventi chirurgici di osteosintesi o cerchiaggio. Le fratture patologiche possono derivare da fattori locali (processi infettivi aspecifici e specifici, tumori maligni e benigni, cisti, ritenzione dentaria) e generali (osteomalacia e osteopetrosi, iperparatiroidismo, osteoporosi senile, tossicosi professionali da fosforo o da fluoro). Le fratture dell’osso mascellare superiore possono essere parziali, totali o multiple. Tra quelle totali si distinguono: fratture trasversali, con distacco del palato e dei processi alveolari (tipo I di Le Fort), della parte centrale dello scheletro facciale (tipo II di Le Fort) o distacco simultaneo del mascellare superiore, del naso e degli zigomi (tipo III di Le Fort); e fratture sagittali, con divisione dei due mascellari.