dilatazione, parziale o totale, del colon, conseguente a una malattia infiammatoria intestinale o a colite infettiva. Si tratta di una grave complicazione di colite ulcerosa o di morbo di Crohn del colon (nei paesi industrializzati); meno di frequente (nei paesi in via di sviluppo) di dissenterie bacillari o amebiche, oppure di coliti pseudomembranose (anche alle nostre latitudini). Le cause, benché non ancora perfettamente note, sembrano risiedere in una diffusione del processo infiammatorio a tutti gli strati della parete intestinale, oltre che in un calo della potassiemia e dei tassi di altri elettroliti nel sangue. Il megacolon tòssico complica il 2-13% dei casi di colite ulcerosa, e il 2-6% di morbo di Crohn, spesso al primo attacco, manifestandosi, con insorgenza rapida o lenta, con un quadro clinico che comprende: diarrea ematica ingravescente, febbre elevata, tachicardia, distensione addominale con dolore e reazione di difesa, tossicosi e stato confusionale, vomito e tachipnea. La diagnosi è radiologica, segnalata da un aumento del diametro del colon e spesso dalla presenza di aria libera nel peritoneo, per una perforazione intestinale silente. La terapia è medica nelle prime 48 ore; ma, anche in caso di miglioramento, è preferibile eseguire una colectomia totale, con ileostomia definitiva o anastomosi ileo-rettale. La prognosi non è buona: la mortalità raggiunge il 30% dei casi.