metadone


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    sostanza chimica di sintesi dotata di proprietà farmacologiche qualitativamente simili a quelle della morfina, della quale infatti esplica effetti fisiologici identici, sia a livello del sistema nervoso centrale sia a livello periferico (muscolatura liscia, tratto digerente, sistema cardiovascolare ecc.) con una buona efficacia analgesica. Analogamente alla morfina, l’abuso di metadone induce assuefazione e dipendenza fisica, dando origine a una vera e propria forma di tossicodipendenza. Rispetto alla morfina e all’eroina è ben assorbito nell’intestino: è quindi somministrabile per via orale e ha più lunga durata di azione. Viene usato nei programmi di disintossicazione dei tossicodipendenti come alternativa all’eroina (terapia di mantenimento), oppure, a dosi progressivamente minori, fino alla sospensione (disassuefazione a scalare). Attualmente viene dispensato dal Servizio Sanitario ai tossicodipendenti che lo richiedano. L’efficacia di tale strategia è ampiamente discussa, perché la disassuefazione viene raggiunta raramente. La terapia di mantenimento è di fatto solo un passaggio da una dipendenza a un’altra simile, che però comporta minori rischi: la quantità di sostanza è determinata, si eliminano i pericoli relativi alla scarsa igiene dell’iniezione e all’eroina «tagliata» con sostanze velenose; la persona dipendente esce dal circuito della criminalità, cessando il contatto con il mercato illegale. Spesso però il metadone non è ben accetto perché, data la via di assunzione, mancano il violento effetto iniziale e l’euforizzazione: per compensazione, si aggiunge l’abuso di altre sostanze, soprattutto alcol. Si è anche osservato che molti tossicodipendenti durante il mantenimento continuano a consumare eroina e usano il metadone come ripiego; oppure lo vendono, alimentando un nuovo mercato illegale.