qualsiasi malattia dei polmoni causata da inalazione di polveri. In senso stretto, il termine si applica a malattie professionali specifiche (silicosi, asbestosi, berilliosi, bissinosi); tuttavia, quadri simili alle pneumoconiosi sono provocati dai contaminanti aerei dei centri urbani industrializzati (piombo, zolfo, ossido d’azoto, residui organici contenenti catrame e aldeidi, metalli vaporizzati, acidi e polveri organici e inorganici). Le particelle delle polveri, per poter penetrare con l’aria inspirata fino agli alveoli, devono avere diametro inferiore ai 2-3 mm; al di sopra di queste dimensioni, restano intrappolate dalle vibrisse nasali o dal muco delle prime vie respiratorie, da cui sono rimosse tramite l’azione delle ciglia vibratili. Il fumo di sigaretta, provocando una paralisi ciliare, favorisce la penetrazione delle polveri. Raggiunti gli alveoli polmonari, le particelle di polvere vengono fagocitate dai macrofagi. Se, come spesso avviene, la concentrazione dell’agente nocivo supera la capacità di pulizia dei macrofagi, questi vanno incontro a necrosi, liberando fattori di crescita per i fibroblasti con successiva deposizione di collagene e tendenza alla sclerosi dell’organo. Ne risulta un ispessimento della barriera ematoalveolare, con deficit della diffusione dei gas respiratori; una diminuita espansibilità polmonare, con insufficienza respiratoria restrittiva. Il quadro clinico è caratterizzato da dispnea, tachipnea, alterazioni funzionali e radiologiche dei polmoni. Non esiste un trattamento specifico, ma solo misure profilattiche preventive e terapie sintomatiche dell’insufficienza respiratoria cronica. La malattia tende a essere progressiva anche se si interrompe l’esposizione all’agente responsabile. Alcune forme di pneumoconiosi (asbestosi, silicosi) possono inoltre favorire l’insorgenza di tubercolosi polmonare, di carcinomi polmonari o, nel caso soprattutto dell’asbestosi, di mesoteliomi pleurici.