tachicardìa


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    aumento della frequenza del ritmo cardiaco rispetto ai valori normali (vedi aritmia). La forma clinica più importante è quella parossistica con origine dello stimolo nel nodo del seno (tachicardìa sinusale), in un centro ectopico atriale (tachicardìa sopraventricolare) o nel ventricolo (tachicardìa ventricolare). Insorge con sensazione di urto al cuore e con accelerazione ritmica dei battiti fino a 180-250 al minuto, ha una durata variabile da pochi minuti ad alcuni giorni e cessa improvvisamente lasciando una profonda prostrazione; se è molto elevata o prolungata può determinare insufficienza circolatoria con ipotensione, congestione epatica e renale, edemi ecc. In rapporto alle cause la tachicardìa si dice organica quando è sostenuta da cause patologiche organiche (arteriosclerosi, lue, insufficienza coronarica ecc.), essenziale in assenza di cause organiche accertabili clinicamente, fisiologica se dovuta a cause funzionali (simpaticotonia, emozioni, sforzi fisici, gravidanza, digestione laboriosa ecc.), ortostatica se insorge solo quando il soggetto è in posizione verticale, riflessa se provocata da disturbi estranei all’apparato cardiocircolatorio, da emotività, ipertiroidismo, febbre ecc. La terapia è basata sull’impiego di farmaci antiaritmici o della cardioversione elettrica in caso di tachicardìa ventricolare.