vòmito


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    emissione, spesso preceduta da nausea e conati, del cibo ingerito, dopo che questo ha già raggiunto lo stomaco o l’intestino tenue. Durante l’espulsione compaiono bradicardia, salivazione, pallore e astenia. Assumono importanza anche i caratteri del materiale eliminato: l’acidità, la presenza di bile, di sangue digerito (ematemesi) o di materiale intestinale (carattere fecaloide). Il sintomo è prodotto dall’azione di un centro nervoso situato nel bulbo, a sua volta stimolato da recettori disposti a livello gastrointestinale. Il vòmito compare nel corso di gran parte delle malattie del tubo digerente (ulcera peptica, gastrite, duodenite, enterite , colite, ileo meccanico ), ma anche durante disturbi cardiaci, malattie metaboliche (chetoacidosi diabetica, acetonemia), turbe neurologiche (lesioni del centro dell’equilibrio, tumori encefalici) o psichiatriche, avvelenamento da cibi guasti, intolleranze alimentari, e come effetto collaterale di innumerevoli farmaci. Le complicazioni possono essere: broncopolmonite ab ingestis (per aspirazione del materiale vomitato); alterazioni degli elettroliti (perdita di cloro e di potassio) e dell’equilibrio acido-base (alcalosi metabolica); danni esofagei da reflusso acido. La terapia si basa sull’uso di farmaci che agiscono sul centro del vòmito (antistaminici, neurolettici), o anche sui recettori periferici (antidopaminergici).