IPB

    DOMANDA

    Ho 61 anni e da un anno e pochi mesi sto utilizzando il Teraprost ma vedo, sono un medico, che la sintomatologia avanza con sempre più difficoltà allo svuotamento della vescica e dolenzia. La mia prostata ha un volume apprezzato di 67 ml per cui credo sia inutile pensare di integrare la terapia con Finasteride, probabilmente avrei dovuto farlo prima, ora mi sembra inevitabile l’intervento. Ho avuto un infarto 5 anni or sono e seguo la relativa terapia. Ora Le chiedo di indicarmi le tecniche migliori. Ho sentito della Holep della Tulep e del Greenlight. La Greenlight mi sembra quella meno cruenta con meno effetti secondari specie l’eiaculazione retrograda e il sanguinamento, ma il volume della mia prostata sarebbe troppo grande . Le altre due comportano maggiori problemi, ma quale delle due devo preferire? Ultima richiesta è: in quale centro andare per un trattamento d’eccellenza? Grazie per l’attenzione che vorrà accordarmi ma il problema prostata mi attanaglia più che mai in questo momento. Antonio

    RISPOSTA

    Vista la tipologia della sintomatologia approfondirei con flussometria e valutazione oggettiva del residuo post minzionale ed esame urine e batteriologico urine e sperma e pa reflex che ci potrebbero indirizzare verso una analisi più precisa della sintoamtologia: ostruttiva ,irritativa o entrambe, poi sul piano terapetico farmacologico un eventuale passaggio alla terapia con alfalitico più selettivo come la silodosina, alla eventuale integrazione con antiandrogeno (finasteride-dudasteride) per 3 mesi e quindi rivalutazione clinico strumentale. Se questa strategia non porta gli effetti sperati allora si passa alla terapia chirurgica che viste le esigue dimensioni della prostata è proponibile nell’ambito delle tecniche non invasive quali la turp mono o bipolare o HoLEp,HoLRP,KTP.
    Nell’ambito di queste tecniche che complessivamente non hanno significative differenze fra loro , la scelta (guidelines 2013 EAU) dipende dal volume prostatico,dalle comorbilità,dalle preferenze del paziente nell’accettare le complicanze eventuali del trattamento,dalla disponibilità degli strumenti chirurgici e non ultimo dalla esperienza del chirurgo nell’eseguire la procedura.
    Prof.Fabio Manferrari

    Fabio Manferrari

    Fabio Manferrari

    Ricercatore presso il dipartimento di scienze chirurgiche specialistiche e anestesiologiche, unità operativa di urologia Martorana, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. Nato a Bologna nel 1959, si è laureato in medicina nel 1984 e si è specializzato in urologia nel 1989. I suoi studi sono dedicati alle tecniche di diagnostica in urologia e allo sviluppo […]
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