Perfusione Epatica Isolata Ipertermica Antiblastic

    Pubblicato il: 7 Dicembre 2011 Aggiornato il: 7 Dicembre 2011

    DOMANDA

    Gentile Dtt. Di Trapani, mio padre circa un anno fa, è stato operato di un carcinoma del colon. A distanza di tempo sono apparsi ai controlli, delle metastasi al fegato che interessano sia il lobo dx che il sn. Non ci sono altre metastasi in giro, per cui mi hanno proposto una Perfusione Epatica Isolata Ipertermica Antiblastica. Di cosa si tratta? E’possibile asportarli chirurgicamente? Rimango in attesa di una sua risposta. Grazie.

    RISPOSTA

    La Perfusione Epatica Isolata Ipertermica Antiblastica (PEIIA) O IHP (Isolated Hepatic Perfucion), rappresenta una forma di trattamento loco-regionale, in cui il solo fegato viene perfuso con il farmaco antiblastico. Sebbene eseguita per la prima volta nel 1961 da Ausman , la perfusione isolata del fegato e’ solo di recente entrata a far parte delle opzioni terapeutiche da offrire al paziente affetto da metastasi epatiche non resecabili. Questo grazie al raffinamento delle metodiche di perfusione e di circolazione extracorporea, nonchè, ai progressi ottenuti nella chirurgia epatica e nel settore anestesiologico. La PEIIA prevede l’isolamento vascolare totale del fegato (clampaggio della vena cava sovra e sotto epatica, della vena porta e dell’arteria epatica) e la perfusione dello stesso con antiblastico in genere Melphalan, impedendo quindi il passaggio del farmaco nella circolazione sistemica. I vantaggi teorici di tale metodica sono rappresentati dalla possibilita’ di usare dosi elevate del farmaco ed evitare l’esposizione di altri organi agli effetti tossici del farmaco stesso (in particolare reni, cuore e midollo osseo). Inoltre, l’intero organo sede delle cellule tumorali viene trattato e l’esposizione al farmaco e’ limitata nel tempo, essendo poi il farmaco lavato con il perfusato al termine della procedura. L’esclusione vascolare totale del fegato e la sua perfusione, consentono poi di raggiungere temperature all’interno del fegato intorno ai 40-41º C e sfruttare, quindi, l’azione tumoricida e sinergica con il chemioterapico dell’ipertermia. L’unica limitazione teorica di una tale procedura, e’ rappresentata dalla tolleranza del fegato o meglio, dagli effetti tossici diretti del farmaco impiegato sull’organo perfuso. Se le metastasi sono solamente limitate al fegato, visto che tutto l’organo è interessato (e quindi non si può procedere alla loro asportazione chirurgica), vale la pena tentare la PEIIA. Mi faccia sapere.

    Giuseppe Di Trapani

    Giuseppe Di Trapani

    TRAPIANTI DI RENE E FEGATO. Nato a Palermo nel 1971, si è laureato in medicina nell’ateneo siciliano ed è specializzato in chirurgia dell’apparato digerente e in chirurgia del trapianto di organi addominali. È dirigente medico di primo livello presso l’unità operativa complessa di pronto soccorso dell’ospedale di San Donà di Piave (Venezia) ed effettua trapianti […]
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