riattaccamento mediante intervento chirurgico di una parte totalmente recisa dall’organismo, per esempio, di una mano troncata, di un arto. Il problema che si offre al chirurgo è in primo luogo quello del riallacciamento vascolare, soprattutto delle arterie che convogliano sangue alla periferia; secondariamente va assicurato il deflusso di ritorno del sangue, con ricostruzione delle vene; terzo elemento indispensabile è la ricostruzione dell’integrità dei tronchi nervosi: l’innervazione infatti porta non solo stimoli di movimento e terminazioni sensitive ma anche stimoli trofici, cioè di nutrimento, in mancanza dei quali si avrebbe un’atrofia dei tessuti riattaccati. Problemi secondari per la sopravvivenza della parte, ma sempre di fondamentale importanza per il recupero del suo uso, sono poi la ricostruzione dell’apparato di sostegno (combaciamento dei monconi ossei o delle articolazioni), quella della possibilità di movimento (sutura di muscoli e tendini) e infine quella della copertura del campo operatorio con un tessuto di protezione (sutura della cute o copertura con lembi cutanei prelevati in altre sedi dell’organismo stesso). Se ne deduce che il reimpianto ha buone probabilità di successo solo per lesioni nette, tipicamente da taglio, e recenti, non oltre la mezz’ora e solo raramente di più, e quanto più l’amputazione si trova lontana dall’estremità (così da avere un calibro maggiore dei vasi e la più ampia sezione dei tronchi nervosi), nonostante i grandi progressi nelle suture della microchirurgia.