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Ha senso un ipotetico trasferimento?

Gentile dottoressa buongiorno, riceverei con molto piacere un suo consiglio.
Sono una ragazza di 23 anni e ho condiviso con un ragazzo di 32 una relazione a distanza, negli ultimi quattro. Frequentarci è sempre stato molto piacevole, siamo sempre stati molto bene insieme e c’era grande complicità.
Da parte mia sono stati anni impegnativi, ma abbastanza tollerabili: studio medicina e le mie giornate sono piacevolmente impegnate, dunque non ho sofferto eccessivamente la sua mancanza, tra l’altro sono sempre stata convinta che il dispiacere di sentirlo lontano, sarebbe stato abbondantemente ripagato dalla soddisfazione di rivederlo, per cui avrei continuato senza dubbio questa relazione, con l’obiettivo di trovare in futuro un compromesso. Non so se da queste mie parole possa trasparire sufficientemente il forte sentimento che provo, ma spero di sì.
Lui invece ha sofferto particolarmente questa mancanza, ed è convinto che ora avrebbe bisogno di una compagna più vicina fisicamente, ed ha sicuramente ragione.
A giugno siamo arrivati ad un punto in cui lui ha preferito prendere tre mesi di riflessione per capire cosa voglia davvero, nonostante dica che in me non cambierebbe niente, e che non mi avrebbe mai lasciata, se non per la distanza. Vorrebbe rivedermi a fine agosto, per capire com’è stato stare senza di me, e se soffra maggiormente a non vedermi più, oppure a non frequentarmi per un po’. Nel caso decidesse di continuare la relazione, avrebbe intenzione di trasferirsi vicino a me. Io purtroppo sono a metà percorso, di conseguenza cambiare sede universitaria con la richiesta di riconvertire tutti gli esami sostenuti, diventerebbe troppo complesso.
Alla luce di questo, ammetto di avere il terrore che, nel caso scegliesse di avvicinarsi a me, non si trovi bene, le sue aspettative vengano deluse, gli manchino gli affetti familiari, gli amici e la sua routine che non ha mai disprezzato, considerando che, pur essendo ormai un uomo, è molto abitudinario, innamorato del “suo posto”, e particolarmente affezionato ai genitori con i quali tutt’ora vive, e che non lo supporterebbero nella scelta di trasferirsi per lo stesso motivo (pur avendo con me un buonissimo rapporto), anche se con 3 ore di treno li potrebbe raggiungere. Anche la sorella maggiore non lo appoggia: lei vive fuori casa, non molto distante, ma lo considera un riferimento importante nel caso i genitori avessero bisogno, per cui gli ha chiesto di non trasferirsi troppo lontano.
Tra l’altro, chi sono io per avere il potere di fargli “abbandonare” tutto questo?
Tuttavia, avendo anche io alle spalle un trasferimento, penso che questa esperienza (anche temporanea e non per forza eterna), possa essere per lui un trampolino di lancio verso qualcosa di nuovo e positivo, ma vorrei che sia lui a prendere qualsiasi sua decisione, senza influenze da parte mia.
Secondo lei può essere corretto quello che penso e come mi sto comportando, dovrei agire in maniera differente, oppure mettermi da parte? Avrebbe senso un trasferimento? Sono in un periodo di grande confusione e mi scuso per la prolissità.
Grazie per la gentile disponibilità.

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