Gentile Dott. Rossi,
sono una ragazza di diciannove anni e ho preso da poco consapevolezza dell’acuirsi della mia difficoltà di comunicazione; noto che mi è diventato gravoso addirittura salutare un conoscente, ho quasi timore nel chiamare le persone, nel confronto e preferisco isolarmi completamente perché non mi piace la società in cui viviamo e i suoi meccanismi. C’è chi si è già allontanato e chi si allontana ora, quindi direi che gli altri siano sia “la causa” che “la conseguenza” del mio comportamento e noto che quest’ultima genera in me taciti sensi di colpa che anziché sfociare in autocompatimento o in pianti trasformo in astio se non proprio in rabbia. Inoltre vedo quelli che si sono allontanati come “nemici” che non hanno capito nulla di quanto io valga.
Inoltre alterno fasi in cui vedo l’esterno con occhi positivi ed altre in cui mi viene una grande tristezza che, apparentemente, è inspiegabile.
Sono giovane e sono entusiasta della vita quasi quanto lo è un bambino eppure questa società basata sul consumismo sfrenato, sull’apparire, su di una nociva volontà di velocità genera in me chiusura e voglia di evasione.
Come avrà già compreso sono consapevole dei miei problemi e forse potrebbero risolversì da sé o potrebbero anche peggiorare ed onde evitare vorrei un aiuto; anzi tutto quali sono, secondo lei, le cause del mio comportamento? Per affrontare questi problemi è più opportuno l’aiuto di uno psicologo o di uno psichiatra? Grazie molte in anticipo.
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