Gentilissima dott.ssa, mio padre (72 anni) è affetto da adenocarcinoma polmonare, diagnosticato a giugno del 2011 (stadio IIIB). Mio padre, in ottimo stato di salute è stato sottoposto a 4 cicli di chemio cisplatino+almita, con riduzione di oltre il 50% della massa principale nel polmone dx e dei linfonodi mediastinici. 60 sedute di radioterapia hanno ulteriormente ridotto la massa principale ed i linfonodi. La Pet di giugno 2012 evidenzia una ripresa dell’attività metabolica dei linfonodi e la presenza di alcuni noduli nel lobo sx. Nuovamente sottoposto a 3 cicli di carboplatino+almita, dopo parziale risposta alla terapia si è proseguito con altri 3 cicli. La nuova rivalutazione conferma una situazione stabile seppur con i linfonodi mediastinici attivi. Riprende terapia con 3 cicli gemcitabina, la rivalutazione evidenzia una aumentata attività metabolica linfonodale e piccoli noduli polmori dx e sx. Encefalo e altri siti negativi. Mio padre continua a stare in buona salute, solo un pò di affaticamento e lieve dispnea dopo minimi sforzi. Dopo un lungo colloquio con l’oncologa, che inizialmente era decisa a non andare avanti, per preservare la qualità di vita di mio padre, indica chemioterapia carboplatino+taxolo settimanale, evidenziando la bassa probabilità di risposta. Sono preoccupata, possibile che in una malattia metastatica ma ancora localizzata a livello polmonare, nn ci sia niente da fare??? IO mi fido ciecamente dell’equipe medica, ma altri pareri..Grazie Laila97
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